Bersani, Flaiano, Schnitzler, talloni. Sull’importanza di fare delle scelte.

Nel mondo succedono ogni giorno moltissime cose. Sarebbe bello parlarne. Sarebbe bello discutere di politica, di economia, di attualità. Potrei parlare di culture lontane, di personaggi storici, di filosofia ed arte. Potrei trattare uno di quegli argomenti che finiscono in prima pagina su WordPress, argomenti importanti come le scommesse sportive, il fanatismo cattolico antiabortista, gli UFO o l’identità sarda. Questi sì che sarebbero argomenti di cui varrebbe la pena parlare. Potrei persino fare un post sulle primarie. Oppure potrei parlare di me, di quello che sono, di quello che faccio, raccogliere quei pensieri che mi assalgono mentre me ne sto solo davanti al mare, schiacciato dal rumore delle onde, a osservare il lento incedere di uno scarafaggio controvento. Oppure potrei scrivere ricette, consigliare outfits, dare dritte sui centrotavola o confezionare velenose stroncature di presepi viventi . In questi giorni sto leggendo “Tempo di uccidere” di Flaiano e sto notando quanti elementi in comune abbia con “Fuga nelle tenebre” di Schnitzler. Il ruolo centrale della malattia innanzitutto, la ricerca ossessiva dei sintomi in sé e sul proprio corpo ma soprattutto negli altri, attraverso gli altri, all’esterno: nei café (Schnitzler) o al mercato (Flaiano); come a ricordare che la malattia altro non è che un processo, un processo eminentemente sociale. La malattia vissuta come stigma e la perdita inesorabile della vita (vita sociale prima ancora che biologica) che i protagonisti dei due romanzi incontrano –cercano – proprio nella speranza di sfuggire ad una malattia – all’idea di una malattia – che arrivano a vedere ovunque (vedere soprattutto per Schnitzler considerando quanto ritorna il tema dell’occhio e dello specchio). Ecco potrei sistemare questi appunti confusi e scriverci un post. Ma poi penso che di solito i termini di paragone sono tre e a me un terzo libro non viene in mente, per non parlare del fatto, poi, che quello di Flaiano non l’ho nemmeno finito. Potrei insomma fare un sacco di cose, ma come farle, se poi apro wordpress e tra le chiavi di ricerca delle persone arrivate su Tibten  trovo tallone creature istruzioni? Tutto davanti a questo perde di significato, diventa banale, obsoleto. E se poi considerate che vi figurano anche paciugosi piedi? Con che faccia potrei dedicarmi all’Amazzonia? E dove lo mettiamo filmati bei piedi pagare il piè di uno che odora i piedi? Come parlare di primarie, di votazioni, di Bersani se qui c’è da stabilire che ruolo abbiano ben due paia di piedi e un piede singolo? Chi paga? Chi annusa? Chi filma? Perché pagare il piede di uno che odora altri piedi? E poi, quello destro o quello sinistro sovvenzioniamo? Vi sembrano domande oziose? Considerate che tra le chiavi di ricerca figura anche a milano dove andare a leccare i piedi prima di esprimervi e vi inviterei a ponderare anche si spella il mignolo del piede foto già che ci siamo! Siete disgustati? Incazzati? Tranquilli, ho una chiave che fa per voi, che cade a fagiolo: insulti per un feticista del piede. Tutto torna no? E adesso, prima di lasciarci un ultimo ringraziamento di cuore, un ringraziamento davvero speciale da tutta la redazione di Tibten a chi ha digitato su Google quanti incesti in italia porno. Sentiamo di dirti grazie, soprattutto per quella parolina finale con la quale hai elegantemente chiosato e fatto intendere al motore di ricerca che a te della botanica non te ne poteva fregare di meno. Grazie a nome di tutti, speriamo che tu possa passare un sereno Santo Natale insieme a tutta la tua famiglia.

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scara

Metafore tremende: il cuore. Feat Max Pezzali.

Con buona pace di Paolo Fox se dico ad un mio amico “sei un leone” io utilizzo una metafora. Una metafora, qui ci viene in aiuto il caro Devoto-Oli, si ha quando si verifica la “sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito ad una trasposizione simbolica di immagini”. È ovvio che il mio amico non è un leone in senso letterale, va da sé che con quella mia frase io voglia comunicare altro.

Tutti noi utilizziamo metafore, non solo i poeti! Le metafore fanno bene: aiutano l’immaginazione, ci consentono di vedere cose in maniera diversa, di dire di più, di dire meglio, di riflettere, di creare ponti tra le cose. Alcune metafore hanno avuto talmente tanta fortuna che oramai non lo sembrano più, non le percepiamo più come tali. Il tempo a volte fugge, la bottiglia ha un collo, l’occhio può essere spento, la voce rotta e ogni tanto sento un commentatore sportivo parlare di sciabolate, di palle velenose e giocatori che fanno a sportellate tra loro!

Ma veniamo all’argomento del giorno che sono le metafore sul cuore. Abbiamo parlato di immagini simboliche, prima, in relazione alla definizione di metafora. Beh il cuore è per il nostro caro occidente il simbolo per antonomasia: il simbolo dei simboli. Simbolo della spiritualità, dell’amore, della vita, delle passioni e dei sentimenti tout-court. Il cuore lo ritroviamo in una quantità di metafore impressionanti. Cuore in gola, cuore in tempesta, cuore infranto, cuore a pezzi, cuore secco, cuore freddo, avvizzito, sordo, cieco,  grande, ingrossato e poi tuffo al cuore, soffio al cuore, cuore di panna, libro cuore, orsetti del cuore, cuore in pensione, in letargo, in atlantide, cuore polmonare, stivale sul cuore, cuore matto matto da legare che ogni notte pensa solo a te e chi più ne ha più ne metta.

Ecco io è da un po’ che ho sviluppato una sensibilità per questo tema delle metafore del cuore, per le metafore brutte sul cuore. Ne ho selezionato quattro.

I lividi sul cuore: letta sulla bacheca FB di un mio amico… alla faccia degli studi sull’incorporazione!

A cuore scalzo: era questo il titolo di un racconto che un tizio presentò ad un concorso letterario indetto da una società di trasporto locale abruzzese. Per la cronaca non vinse (nemmeno io del resto) ma devo dire che a me un’emozione l’ha regalata… a cuore scalzo…non riuscirei mai a smettere di ridere…

Gli occhi del cuore: beh, certo, tutti state pensando alla parodia delle fiction tv presente in Boris con il mitico Stanis la Rochelle. A me è invece capitato di ascoltare questa espressione ad una conferenza. Ovviamente mi misi a ridere come un pazzo attirando su di me lo sdegno dei presenti, anche perché si discuteva di sfruttamento della prostituzione minorile e mortalità infantile in Asia.

La lavagna del tuo cuore: era il 1995 quando in “Una canzone d’amore” Max Pezzali ci regalò questa perla. Mi ha sempre fatto tenerezza questa immagine della lavagna che inevitabilmente ricorda l’ambiente scolastico. Per la precisione nel testo Max si augurava, un giorno, di poter entrare nei sogni della sua amata e disegnare sulla lavagna del suo cuore. Disegnare cosa? Max ce lo dice. Ci dice che vorrebbe disegnare su quella lavagna i suoi sogni. I sogni di Max badate bene, non quelli della ragazza, e i sogni di Max sono di riuscire ad entrare nei sogni di lei! Riuscite a capire quanto è contorta questa immagine? Andiamo per gradi. C’è una donna che sogna e un uomo che vorrebbe entrare nei suoi sogni. Fin qui niente di scandaloso e niente di nuovo sotto al sole: è un classico tema d’amore non corrisposto tanto caro al Pezzali che gode nel musicare la sua condizione di sfigato. Ma Max non si accontenta di questo. Max prevede l’esistenza di una lavagna, la lavagna del cuore. Ma a chi servirebbe tale lavagna? Al cuore stesso? Chi ci scrive? Perché? E perché proprio quando lei dorme lui dovrebbe imbrattare ‘sta lavagna? Che rapporto c’è tra la lavagna e il cuore? La lavagna comunica al cuore qualcosa che questo deve imparare o è solo una “facciata” del cuore sulla quale una persona potrebbe visionare quello che il cuore prova? Secondo me Max ha le idee confuse. Lui vorrebbe disegnare su questa lavagna i suoi sogni. È chiaro che in questo suo gesto c’è la volontà di comunicare un messaggio ed il messaggio sarà, immagino, il suo messaggio d’amore. Resta da comprendere attraverso quali meccanismi tale messaggio arriverà alla ragazza. Il fatto che essa dorme sta a significare che Max vuole barare? Raggiungere qualcosa che la ragazza nel pieno delle sue facoltà mentali non gli concederebbe? Ma come si disegnano i sogni? Avrà un sacco di gessetti colorati? Si può cancellare su una lavagna del cuore? Quanto è grande? Da un parte è a righe e dall’altra a quadretti?

Ecco, mi sono incartato da solo… che qualcuno mi aiuti! Max? Ci sei? Vieni in mio aiuto? Ascolta il mio cuore!!!